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Lo Sforzo di Sembrarci “Ordinari”: la Solitudine delle Anime Profonde

  • Immagine del redattore: Mirko Garofalo
    Mirko Garofalo
  • 16 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Di Garofalo Cosimo Mirko



“Nessuno sa che alcuni compiono sforzi immensi semplicemente per sembrare persone ordinarie.”Albert Camus

Questa frase non è solo poesia: è uno specchio. Un riflesso struggente di ciò che molte persone vivono ogni giorno — invisibili nel loro dolore, silenziosi nella loro lotta.

Camus, con la sua sensibilità profonda, non parlava soltanto degli emarginati visibili. Parlava anche — e forse soprattutto — di chi ha una mente viva, una coscienza sveglia, una sensibilità sopra la media. Di chi sente tutto… e proprio per questo, spesso si nasconde.

La fatica di sembrare “normali”

C’è chi ogni mattina indossa una maschera di “normalità”, di efficienza, di serenità.Lo fa per integrarsi, per lavorare, per non preoccupare gli altri.Ma dentro… dentro si muove un mondo vasto, complesso, spesso faticoso da contenere.

Chi ha una sensibilità intensa o una coscienza troppo vigile non vive le cose come gli altri.Percepisce sfumature, contraddizioni, ingiustizie.Riflette su tutto.Non si accontenta delle risposte facili.E questo, in un mondo che spesso corre senza fermarsi a sentire, è un peso difficile da portare.

L’adattamento come dolore invisibile

Molti di questi “camminatori dell’interiorità” non hanno un nome per ciò che sentono.Non sanno di essere ipersensibili, intellettualmente intensi, emotivamente profondi.Ma sanno bene cosa significa sentirsi “fuori posto”.

E allora provano ad adattarsi.Si adeguano.Ridono quando serve, si vestono come ci si aspetta, rispondono “tutto bene” anche quando qualcosa dentro li sta spegnendo.Fanno di tutto per sembrare “persone ordinarie”.

Ed è proprio questo lo sforzo immenso di cui parlava Camus.

Una vibrazione diversa

La sofferenza più grande non è l’incomprensione.È dover spegnere la propria luce per non dare fastidio.È cercare di accordarsi con un mondo che vibra a una frequenza diversa dalla propria.È sentirsi sempre un po’ troppo: troppo pensierosi, troppo intensi, troppo emotivi.

Ma forse, proprio lì, in quello “troppo”, c’è il seme della vera autenticità.

Educare (e educarci) al riconoscimento

Come pedagogista e coach, incontro ogni giorno persone così.Ragazzi che si sentono “diversi” e non sanno perché.Adulti che si sono abituati a fingere e ormai non sanno più chi sono davvero.

Ecco perché credo che sia fondamentale insegnare a riconoscere e accogliere queste differenze interiori.Non sono un limite: sono un dono.Ma vanno compresi, guidati, onorati.

In conclusione: un invito alla gentilezza

Se oggi incontri qualcuno che sembra stanco, distratto, “troppo nel suo mondo”…ricorda le parole di Camus.Forse sta solo facendo uno sforzo immenso per stare in quello che chiamiamo “normalità”.Forse ha una luce che non riesce ancora a mostrare.

Abbraccia la complessità, in te e negli altri.È lì che nasce la vera umanità.

Garofalo Cosimo MirkoPedagogista, Coach, Autorewww.facebook.com/COACHGCM

 
 
 

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